Il Paese dove non si muore mai

Una produzione di Opificio03

Scritto e diretto da

Valeria D’Angelo

Dalle fiabe italiane di Italo Calvino

La genesi dello spettacolo

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A un anno dal centenario della nascita di Italo Calvino, Opificio03 ha deciso di omaggiare uno dei giganti della letteratura italiana del secolo scorso con uno spettacolo

che guarda al meticoloso lavoro di ricerca e conservazione che Calvino fece di tutto quel preziosissimo patrimonio di fiabe e racconti popolari della nostra penisola e che confluì nella sua celebre raccolta “Fiabe italiane”, una raccolta che, costituisce una vera e propria enciclopedia della fiaba.

L’idea della messa in scena pensata dalla Compagnia Opificio03 vuole rispecchiare la natura stessa del libro: restituire la diversità dei racconti delle regioni d’Italia. Nasce così l’esigenza di riscoprire un passato comune donandogli nuova veste: una forma di spettacolo tout public, adatto ai piccoli ma anche ai più grandi, che porta in scena il teatro della fiera attraverso diversi espedienti teatrali come ombre, musica dal vivo, tecnicismi fisici e attoriali attiall’interpretazione e alla costruzione di un vero e proprio teatro di burattini, dove gli attori si trasformano in burattinai che muoveranno, per l’ appunto, i burattini-umani. Qual è “Il Paese dove non si muove mai”? Cosa conferisce ad un luogo la possibilità di rimanere vivi in eterno? Di non dimenticare mai i propri cari, le proprie origini, il proprio passato? Solo alla fine dello spettacolo sarà chiaro che il racconto, l’affabulazione, il ricordo tramite le storie, e in questo caso tramite anche la magia del teatro, saranno gli elementi che renderanno immortale quel paese, quella casa, o in generale quel luogo del quale non ci si vuole dimenticare, che vorremmo portare sempre con noi.

Il Paese dove non si muore mai

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Quattro fiabe provenienti da quattro regioni italiane si susseguono sul palco; ognuna di queste ci trasporta in un mondo magico e diverso: quello del circo e delle marionette della fiaba calabrese Il Reuccio fatto a mano, quella del suggestivo teatro delle ombre della friulana La camicia dell’uomo contento, quello del teatro-canzone de Il vaso di maggiorana, fiaba popolare milanese, fino al teatro dei pupi della siciliana Massaro Verità.

A fare da cornice, un’altra fiaba proveniente dal Piemonte, quella del protagonista, Masino, che decide di lasciare il suo paesino per partire alla ricerca del paese dove non si muore mai.

Ma esiste davvero questo paese? E se sì, è davvero un luogo fisico o, piuttosto, uno spazio, nel nostro cuore, dedicato a tutti quei racconti che ci tramandiamo di generazione in generazione, che un tempo ci raccontavamo intorno a un fuoco e che oggi mamme e papà stanchi ci leggono la sera prima di andare a dormire? Non sono forse le fiabe stesse il nostro paese dove non si muore mai e, tra le loro pagine e parole, rimanere bambini per sempre?

Note di regia

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Le fiabe popolari di Italo Calvino sono un esempio di quanto la letteratura sia un’arte. Calvino riesce, attraverso un lungo lavoro filologico, come lui stesso spiega nella prefazione della raccolta,

non solo a dare un’origine regionale ben precisa ad ogni fiaba, ma riesce soprattutto a donarle vita eterna grazie alla loro pura e semplice stesura su carta. Ed è qui, attraverso la lettura, che si riconosce la poetica dell’autore: le parole vibrano e restituiscono delle immagini talmente forti e definite che la loro trascrizione teatrale potrebbe risultare immediata. Ma così non è. Ci siamo trovati davanti ad un lavoro letterario talmente stratificato che ci sembrava fondamentale restituire nella messa in scena quello stesso lavoro di ricerca svolto dall’ autore. La cornice infatti – Masino come protagonista, la ricerca del Paese dove non si muore mai come obiettivo di vita e il finale della storia- è una combinazione ben masticata di tre fiabe della raccolta.

Per lo stesso motivo sarebbe risultato riduttivo utilizzare un unico linguaggio teatrale e così diverse grammatiche (teatro d’attore, teatro d’ombre e teatro di figura) si alternano sul palco, seguendo un’unica semplice regola: il gioco. Le fiabe prendono vita e rispondono tutte al semplice invito utilizzato dai bambini per essere tutti d’accordo sulle regole di un gioco “Facciamo che…?”. In questo modo basta poco: alterando anche solo un elemento del costume si possono indossare i panni di un nuovo, e completamente diverso, personaggio. Di fiaba in fiaba tutto sul palco muta: dalle forme ai colori, dai personaggi agli oggetti, dalle musiche agli ambienti. Cassette della frutta che all’occorrenza diventano cavalli e attori e attrici che all’ occorrenza diventano marionette.

 

 

Il Cast

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Silvia Ponzo
Piera
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Nino Sileci
Masino
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Francesca Vecchiato
Flora
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Fabio Camassa
Martino
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